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.Quando arrivammo in Francia, a Le Castellet, ero già innervosito per una certasituazione: un po', Harada mi fregava sempre nel finale.A volte tirava moltissimo neiprimi giri, sperando che io commettessi un errore cercando di restargli vicino; moltopiù spesso faceva un altro giochetto: andava piano.Sì, mi lasciava stare davanti: cosìmi seguiva, controllava il mio passo e le mie traiettorie, poi mi superava nell'ultimogiro.A volte sono caduto proprio cercando di stargli davanti: non volevo farmi passaresempre nel finale, quindi commettevo degli errori.Ma era soprattutto in quel modo lì,cioè lasciandomi davanti a fare il ritmo, che Harada si divertiva a beffarmi.Una tattica come un'altra, certo.L'ho fatto anch'io, molte volte: sia in 250 sia nella500, ma soprattutto nella Mo-toGP.Ma in quell'occasione ho deciso di giocare in un altro modo: ho scelto anch'io unagara di attesa.E così quella corsa è diventata ben presto come una gara di ciclismo:tutti e due aspettavamo che uno tirasse l'altro fino al traguardo, per cercare poi divincere in volata.In realtà all'inizio lui aveva cercato di andar via subito, ma aveva capito che non cisarebbe riuscito.Io gli restavo vicino, incollato.Allora mi ha fatto passare.Dopoessere rimasto davanti un po', mi sono detto: "Questa volta il gioco lo comando io".Mi sono rifatto sorpassare.Ma lui non voleva stare davanti, così poco dopo ha fattofinta di arrivare lungo a una staccata.Lo capisci benissimo quando uno arriva lungo perché ha sbagliato, oppure perchésta facendo apposta.E quella volta Harada non aveva commesso un errore.Avevaallargato rallentando, voleva che io tornassi davanti.L'ho superato, perché erainevitabile, ma anziché aprire il gas ho continuato ad andare sempre più piano.Iodavo poco gas, lui anche.Io scalavo le marce; le scalava anche lui.Così, a forza dirallentare, la nostra velocità si è abbassata così tanto che ci siamo praticamentefermati.Capirossi, che in quella gara era più lento di noi, tanto che aveva già unosvantaggio di cinque secondi, ci ha raggiunti e superati.Loris non capiva cosa stessesuccedendo, ma non gli sembrava vero di poter sfruttare un nostro errore.Non ne ha approfittato a lungo, comunque, perché io e Harada siamo ripartitisubito, lo abbiamo raggiunto e superato.E in volata la gara l'ha vinta Harada.Io hopreso paga, insomma.Non ero felice, ma avevo cercato di vincere e per me la faccenda era finita lì.Invece tanta gente si è scandalizzata, e alcuni giornalisti si sono scatenati: dicevanoche non avevo avuto alcun rispetto per gli altri, soprattutto per Capirossi.Non ho mai capito il perché di quella reazione.Stavo lottando per vincere, equando uno combatte per la vittoria può fare quello che vuole; a parte esserescorretto, naturalmente.Io ho fatto la mia gara; Loris non aveva il ritmo giusto, indipendentemente daquello che stessi facendo io, quindi la mia tattica era in funzione del duello conHarada.Mica volevo umiliare Loris.Il quale, tra l'altro, avrebbe anche potutoapprofittare dell'errore commesso da me e Harada e restare davanti.Non sarebbe stato poi così strano: infatti Harada quell'anno ha poi perso il titolomondiale, a vantaggio di Capi-rossi, proprio perché faceva stupidaggini di quelgenere.Per svantaggiare me finiva per mettere nei guai anche se stesso, oppure perfavorire Loris.Già durante i test invernali Harada aveva individuato in me il suo nemico, così hainiziato subito a fare dei giochetti per mettermi a disagio e intimorirmi.Alla terzagara, a Jerez, io e Capirossi lottammo per la vittoria.Alla fine vinse Loris, Harada siera dovuto ritirare perché aveva grippato.Ma prima, quando io e Loris lo abbiamosuperato, lui aveva cercato di rallentare me.Poi era uscito di scena, ma l'ho rivistosotto il podio che applaudiva e incitava Capirossi: era venuto a complimentarsi conlui perché mi aveva battuto.Furbo, Harada: aveva trovato proprio un grande alleato.Alla fine la fregatura l'hapresa proprio da Capirossi, nell'ultima gara della stagione.Comunque, Harada andava forte, con la 250.Aveva una guida particolare, ma incerte condizioni era molto redditizio: se lo lasciavi da solo, libero di fare le suetraiettorie, diventava davvero difficile tenere il suo ritmo.Quando aveva la moto aposto, oppure era lui a essere in forma, era un pilota molto difficile da sorprendere.Ecco perché non volevo mai lasciarlo scappare.Il problema è che molte volte, per tenere il suo ritmo, sono caduto.Più la stagione entrava nel vivo, più la tensione aumentava.L'apice è statoraggiunto in estate.In particolare, alla vigilia del Gran Premio di Imola.Prima c'era stata una lunga pausa, ma nell'ultima gara che avevo corso ero caduto:nella Repubblica Ceca, a Brno, avevo commesso un errore.Proprio perché eroagitato.Alla seconda curva ho sbagliato in frenata, sono arrivato lungo, e sonocaduto.E via, avanti con le critiche.«Lo vedi che fa più fatica, adesso! Lo vedi che è dura!» dicevano i solitibenpensanti.Durante l'intero periodo di pausa ho sentito, e ho letto, solo cose di questo genere.Stavo covando rabbia da mesi, e la quantità di nervosismo che ho raggiunto in quellasso di tempo ha prodotto in me un cambiamento.La rabbia non mi ha schiacciato,non mi ha mandato in crisi.Al contrario, mi ha fatto fare quello che probabilmente èstato il progresso più rilevante della mia carriera.E stato uno scatto interiore, unapresa di coscienza della mia forza."Adesso vi faccio vedere che cosa sono in grado di fare" mi sono detto, mentre sistava avvicinando il Gran Premio di Imola.Ero talmente concentrato, determinato, che ho vinto senza problemi.E poi ho vintoanche le restanti gare del campionato.Perché dalla gara di Imola in poi è stato tutto un crescendo.A Barcellona non hosolo vinto, ho dominato
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