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.Guarda, l’ho pure scritto, senza pensarci: i miei.Così li sentivo tutti, miei, di mia proprietà: Willie, mio figlio, mia nuora, i miei nipoti, i miei genitori e persino i figliastri, con i quali passavo di scaramuccia in scaramuccia, erano miei.Mi era costato molto riunirli ed ero disposta a difendere quella piccola comunità dalle incertezze del destino e dalla sfortuna.Celia era una forza incontenibile della natura, nessuno aveva influenza su di lei.Non feci in tempo a chiedermi due volte di chi si fosse invaghita, la risposta era ovvia.«Aiutaci, Paula, guarda che questo non è uno scherzo» ti chiesi, ma non so se mi sentisti.NIENTE PER CUI RINGRAZIAREIl disastro - non mi viene in mente un’altra parola per definirlo - si scatenò alla fine di novembre, il Giorno del Ringraziamento.Certo, sembra ironico, ma in questo genere di cose le date non si scelgono.Willie e io tornammo in California il prima possibile, ma per trovare i voli, cambiare i biglietti e attraversare mezzo pianeta ci vollero più di tre giorni.La notte in cui Celia mi svegliò, riuscii a dire a Willie cosa stava succedendo, ma era addormentato, non mi sentì e la mattina dopo dovetti ripeterglielo.Gli venne da ridere.«Questa Celia è una vera scheggia impazzita» mi disse, senza valutare le conseguenze che l’annuncio di mia nuora avrebbe avuto sulla famiglia.Tabra doveva continuare il viaggio fino a Bali, così ci salutammo senza troppe spiegazioni.Arrivati a San Francisco, Celia ci stava aspettando all’aeroporto, ma non toccammo l’argomento finché non ci trovammo da sole; non erano confidenze che fosse disposta a fare davanti a Willie.«Non avrei mai immaginato che mi potesse succedere una cosa del genere, Isabel.Ti ricordi cosa pensavo io dei gay?» mi chiese.«Mi ricordo, Celia, come potrei dimenticarmene? Sei già andata a letto con lei?»«Con chi?»«Con Sally, con chi se no.»«Come sai che è lei?»«Ah, Celia, tra zingari non ci si legge la mano.Siete andate a letto insieme?»«Non è questo l’importante!» esclamò con gli occhi che sprizzavano fiamme.«A me sembra molto importante, ma mi posso sbagliare.Le fregole passano, Celia, e non sono un buon motivo per distruggere un matrimonio.La novità ti sta mandando in confusione.»«Sono sposata con un uomo stupendo e ho tre figli che non lascerò mai.Puoi immaginare quanto ci abbia pensato prima di dirtelo.Una decisione così non si prende alla leggera.Non voglio ferire Nico e i bambini.»«È strano che lo confessi proprio a me, che sono tua suocera.Non sarà che inconsciamente.»«Non tirar fuori le tue menate psicologiche! Tu e io ci raccontiamo tutto» mi interruppe.Ed era vero.Sopportai una settimana di ansia micidiale, certamente nulla in confronto all’angoscia di Celia e Sally che dovevano decidere del loro futuro.Avevano vissuto nella stessa casa, lavoravano assieme, condividevano bambini, segreti, interessi e divertimenti, ma erano molto diverse di carattere e forse era questa la ragione dell’attrazione reciproca.Nonna Hilda mi aveva fatto notare che «queste ragazze si vogliono molto bene».Silenziosa, discreta, quasi invisibile, alla Nonna non sfuggivanulla.Aveva cercato di avvertirmi? Impossibile saperlo, perché quell’anziana prudente non avrebbe mai fatto un commento malizioso.Mi dibattei nell’agitazione di dover mantenere quel segreto mentre preparavo il tacchino del Giorno del Ringraziamento con una ricetta nuova che mia madre mi aveva mandato per lettera.Bisognava mettere un mucchio di erbe nel frullatore con olio di oliva e limone, poi si iniettava con una siringa quella miscela verde sotto la pelle del volatile e si lasciava macerare per quarantotto ore.Sally rinunciò all’impiego nel mio ufficio, ma ci vedevamo quasi quotidianamente quando io facevo visita ai miei nipoti, perché lei passava molto tempo in quella casa.Cercavo di non fissare lo sguardo su lei e Celia quando erano insieme, ma se per caso si sfioravano, il cuore mi sussultava.Willie, stordito dal lungo viaggio in India e dai postumi dell’infezione intestinale, si tenne da parte nella speranza che gli ardori si dissolvessero nell’aria.Fortunatamente ottenni un appuntamento con il mio psicologo, che non vedevo da tempo perché si era trasferito nel Sud della California, ma che era venuto a San Francisco a passare le feste con la famiglia.Ci trovammo in una caffetteria, visto che non aveva più lo studio, e mentre lui sorseggiava il suo tè verde e io il mio cappuccino, lo misi al corrente della telenovela familiare.Mi chiese se mi dava di volta il cervello, come mi era venuto in mente di fare da mezzana in una simile situazione; quello era un segreto che non spettava a me tenere.«Lei è la figura della madre, in questo caso è un archetipo: madre di Nico, matrigna di Jason, suocera di Celia, nonna dei bambini.E futura suocera di Sally, se non fosse accaduto tutto ciò» mi spiegò.«Ne dubito, credo che Sally non si sarebbe mai sposata con Jason.»«Non è questo il punto, Isabel.Deve affrontarle e obbligarle a confessare la verità a Nico e a Jason.Dia loro un termine a breve.Se non lo fanno, dovrà farlo lei.»Seguii il consiglio e la scadenza cadde proprio durante il fine settimana della festa del Giorno del Ringraziamento, sacro per gli statunitensi
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